Per non dimenticare: Elio Modugno
Singolare figura dell'attivismo omosessuale italiano, è stato protagonista di alcune significative e peculiari esperienze di impegno.

L’8 settembre 1978, nella rubrica della posta dei lettori del «Quotidiano dei lavoratori» viene pubblicata la seguente lettera:
Elio non c’è più. Il 21 agosto 1978 a Malaga, in un ospedale della città spagnola, Elio, militante del Collettivo di Liberazione Sessuale di Dp, è morto per insufficienza cardiocircolatoria (almeno così dice il referto medico). Non entriamo nel merito del referto, in quanto ci mancano elementi per poter dare informazioni diverse che attendiamo invece dall’interessamento di alcuni compagni spagnoli; quello che ci preme dire ora è che il vuoto lasciato da Elio difficilmente potrà essere colmato. È morto un compagno, un essere umano soprattutto, che ha dato, e con la sua opera continuerà a dare, un contributo importantissimo alla presa si coscienza e alla liberazione degli omosessuali in Italia. Ci ricorderemo di lui per la sua assidua presenza nel Collettivo e per la continua opera di chiarificazione in un campo in cui emarginazione e problemi annessi non sono certo d’aiuto. Ci ricorderemo di lui quando ci mancheranno gli scontri di idee che la sua necessità di chiarezza ci aveva abituato. Ci ricorderemo di lui con amore perché era un uomo sfruttato ed emarginato come noi.
Qualche giorno dopo, il 23 settembre, sullo stesso quotidiano, appare una nuova lettera a ricordo di Modugno, in cui viene ripercorsa l’esperienza del suo impegno politico negli ultimi anni della sua vita (trovate la trascrizione in coda all’articolo1).
Modugno è infatti scomparso poche settimane prima, nel corso di una vacanza in Spagna, e le circostanze della sua morte - come si evince anche nella formulazione della prima lettera - sono alquanto misteriose e non verranno mai chiarite. Molti di coloro che lo conoscevano hanno ipotizzato che possa essere stato vittima di un atto di violenza antiomosessuale, probabilmente durante un momento di cruising nella città spagnola. Un passatempo innocente che spesso e con facilità si trasformava in qualcosa di molto serio, talvolta di fatalmente drammatico per una persona omosessuale.
All’inizio degli anni Settanta, quando in Italia nasce l’attivismo omosessuale, Elio Modugno intraprende un proprio peculiare percorso di impegno: nel dicembre del 1972 - quando il Fuori! è già una realtà mediatica a livello nazionale grazie alla contestazione del Congresso di Sessuologia organizzato dal CIS a Sanremo e all’uscita della rivista omonima - Modugno è tra i soci fondatori e assume la carica di presidente dell’Airdo (Associazione Italiana per il Riconoscimento dei Diritti degli Omofili), una realtà che si smarca dal linguaggio e dall’impeto rivoluzionari che caratterizzano il Fuori!
Vale ricordare che tra i soci dell’associazione c’è anche Gino Olivari, un ingegnere settantenne, «amico disinteressato degli omofili»2 (in quanto eterosessuale), che dagli anni Cinquanta si batte per l’eliminazione dei pregiudizi nei confronti dei diversi, con argomenti e motivazioni che oggi sarebbero considerati deliranti e poco politicamente corretti.
Nel suo statuto - l’Airdo nasce borghesemente con un atto notarile - viene precisato che la nuova realtà «è apartitica e non si identifica con alcun gruppo parlamentare od extraparlamentare» e si prefigge di «promuovere l’evoluzione morale, sociale e civile degli omofili; rendere sensibile l’opinione pubblica al diritto degli omofili di esprimere liberamente i propri affetti e i propri sentimenti; assistere sul piano legale, medico e psicologico gli omofili».
Modugno, quindi, partecipa - potremmo dire fuori tempo - alla fondazione nel nostro paese di un movimento omofilo, proprio mentre questo tipo di esperienze si sta esaurendo in altri paesi europei, soppiantato da movimenti più radicali.
L’articolo che vedete qui sopra è del settimanale «Panorama» e appare nel numero del 19 aprile 1973. In esso si dà conto della nascita dell’Airdo come realtà alternativa al Fuori!, «accusato di fare troppa politica senza occuparsi adeguatamente dei problemi specifici degli omosessuali».
Si dice anche che
la nuova associazione mira alla conservazione del “vero maschio omosessuale”, la cui esistenza, secondo i fondatori, è gravemente minacciata dall’abitudine di alcuni pederasti a travestirsi da donna e a ricorrere a operazioni chirurgiche agli organi genitali3.
Sic!
L’Airdo ha anche una testata di riferimento: si intitola «Homo» e a differenza di «Fuori!» è una rivista mensile blandamente erotica, con foto di ragazzotti discinti e articoli informativi e superficialmente culturali. Nulla di movimentista. Anzi, un’operazione commerciale e di sapore molto borghese per i tempi…
Un accenno all’Airdo lo si trova in uno degli episodi del film di Dino Risi Sesso Matto (1973) intitolato Un amore difficile, con protagonisti Alberto Lionello e Giancarlo Giannini (guardatelo tutto, ne vale la pena, ma il riferimento all’Airdo lo trovate al minuto 20:16).
L’Airdo non avrà la capacità di incidere più di tanto nel processo di emancipazione della popolazione LGBT+ italiana e a metà degli anni Settanta esaurisce la propria esperienza.
Modugno inizia a confrontarsi con i collettivi che nel frattempo si sono generati dopo la federazione del Fuori! al Partito radicale (1974). Sul piano politico, dopo aver militato in Autonomia operaia, partecipa alla fondazione di Democrazia proletaria, al cui interno crea il CLS (Collettivo di liberazione sessuale)
Nel 1976, quando iniziano a spuntare le prime radio libere, Modugno inizia una collaborazione con Canale 96, radio della sinistra extraparlamentare milanese, fondata dal «Quotidiano dei lavoratori», organo di stampa di Autonomia operaia. Lì conduce una trasmissione a tematica e argomenti omosessuali, coadiuvato al mixer da un sedicenne Paolo Rumi (nella stessa emittente, in una sorta di coabitazione forzata, hanno un programma anche i COM, i Collettivi omosessuali milanesi).
Di Modugno sappiamo che al momento della sua morte aveva 36 anni, era caratterizzato da un forte accento calabrese, aveva una laurea in lettere e filosofia, era piccolo, con folta barba nera, amante del dettaglio sino alla pedanteria, di non facile carattere.
Qualche settimana dopo la sua morte Gammalibri avrebbe pubblicato il suo saggio La mistificazione eterosessuale (ripubblicato nel 1991 da Kaos edizioni).
Questo è grosso modo quello che sappiamo di Elio Modugno. Ma vorremmo saperne di più e stiamo continuando a fare ricerche.
Vorremmo sapere, ad esempio, quando e dove è nato esattamente, che tipo di percorso di studi ha fatto (in che università si è laureato), che attività professionale ha svolto… ogni informazione o ricordo sarebbe molto gradito.
Quindi se hai qualcosa da condividere o conosci qualcuno che potrebbe aver conosciuto e frequentato Elio scrivici a info@leradicidellorgoglio.it.
“La morte di Elio Modugno ci lascia addolorati e sorpresi per motivazioni che trovano le loro radici nel sentimento di amicizia che ci legava a lui e nel rapporto di cooperazione politica all'interno del collettivo. Non possiamo non rilevare l'importanza che la sua figura ha voluto fino all'ultimo momento nello sviluppo interno del collettivo e nella sua pratica all'esterno. Elio ha legato il suo nome e la sua azione al Cls a cominciare dalla sua fondazione nel novembre del ‘75 e accompagnando poi la sua evoluzione da gruppo di autocoscienza a momento di dibattito culturale e politico sull'omosessualità, sulla liberazione sessuale e sul personale in genere. Non è di fatto retorico ricordare che per lunghissimo tempo, Elio, ha assunto il significato di una figura carismatica che ha guidato ideologicamente il collettivo nella sua dinamica interna e che si è proposta come unica voce autorevole nel contatto con il mondo esterno. A lungo Elio si è caricato delle responsabilità più svariate nel campo dell'intervento sociale del Cls sia nella conduzione delle trasmissioni radiofoniche, sia nella stesura di articoli per i vari organi di stampa, sia nella partecipazione ad assemblee e dibattiti riguardanti la omosessualità. Tutto ciò ha dato alla sua figura una risonanza che va al di là del ricordo dei partecipanti del collettivo, ma che investe tutti coloro che hanno avuto occasione di interessarsi al problema omosessuale. La patente leaderistica che il CIs gli ha attribuito non ha significato (sic!) positivi o negativi, è solo la giusta descrizione di un dato di fatto; cioè di una sua reale condizione di egemonia, incontrastata per molto tempo anche per cause precise, legate alla indiscutibile preparazione culturale, psicoanalitica e ideologica di Elio. Nella marea di leaders o aspiranti tali, Elio aveva di certo la stoffa e la capacità di assumere la gestione di un intero collettivo, oltre alla volontà e la costanza di perseguire questo impegno e di tradurlo in azione pratica al di fuori delle mura del collettivo stesso. Ed è proprio questa serietà e impegno che nessuno può disconoscere né offuscare, anche tra coloro che spesso si sono trovati in disaccordo con alcune sue posizioni ritenute eccessivamente dogmatiche o ideologiche. Divergenze e controversie ci sono state al nostro interno. Attacchi a Elio sono venuti da più parti, soprattutto da altri gruppi omosessuali, in merito ai contenuti e alla forma con cui Elio portava avanti il suo discorso per la liberazione sessuale. Ma tutto ciò non scalfisce il fatto concreto della sua «militanza» addirittura a volte esagerata e la serietà dei suoi intenti, elementi questi che, forse, stanno alla base della preesistenza e dell'evoluzione continua del CIs in un periodo che ha visto il fallimento dei numerosi altri tentativi nell'ambito di gruppi omossessuali. Non si può dimenticare la sua partecipazione attiva all'interno di Democrazia Proletaria che sottolinea tra l'altro lo stretto vincolo da lui posto tra la battaglia politica di classe e la liberazione omosessuale. Insieme a noi, si ricorderanno sicuramente di lui i compagni della nuova sinistra, al fianco dei quali Elio ha militato, gli operai dei corsi delle 150 ore nei quali Elio ha cercato, per quanto possibile, di sviluppare una consapevolezza politica nei confronti della omosessualità; tutti i giovani e le persone con i quali Elio ha discusso in tutti gli ambiti in cui si è trovato a portare il suo contributo umano oltre che politico, nel tentativo mai smesso di favorire la presa di coscienza rispetto ai temi della sessualità. Entrambi, noi e loro, dobbiamo qualcosa a Elio. Ed è questo oltre alle motivazioni personali, che ci permetterà di non dimenticarlo”.
Lettera pubblicata sul «Quotidiano dei lavoratori» il 23 settembre 1978.
Francesco De Renzis, Gino Olivari. Quattro chiacchiere sincere con un amico disinteressato degli omofili italiani, su «Homo» del 3 dicembre 1972
Chiara Beria, Uomini a ogni costo, su «Panorama» del 19 aprile 1973